Alessandro Berton, consulente e formatore in ambito qualità, certificato Lean Six Sigma Black Belt, docente del corso Certificazione Lean Six Sigma Green Belt presso CUOA Business School.

Nei Project Work Green Belt emerge spesso un elemento ricorrente: molta attenzione è dedicata alla fase di miglioramento (Improve), mentre la fase “Control” rischia di essere considerata un passaggio conclusivo, anziché la condizione per garantire continuità e stabilità del risultato.
Il miglioramento reale non è la riduzione momentanea di un difetto, ma la capacità dell’organizzazione di mantenerla e riprodurla nel tempo.
Tre leve operative per rendere il miglioramento sostenibile:

  1. Metriche chiare e monitorate. Definire pochi KPI rilevanti (lead time, capability, OTD, % rework) con soglie, frequenza di controllo e responsabilità esplicite. Gli strumenti statistici, come le carte di controllo, non servono a “giustificare” il risultato, ma a guidarlo.
  2. Standard operativi efficaci. I migliori standard sono semplici, visuali e integrati nel lavoro quotidiano. La documentazione deve essere accompagnata da formazione breve, audit periodici e un piano di reazione chiaro in caso di deviazione.
  3. Governance del flusso. Un processo migliorato si mantiene solo se è gestito: priorità condivise, visibilità del WIP, monitoraggio dei colli di bottiglia, ruoli di responsabilità definiti. Il controllo non è un’attività aggiuntiva, ma parte del flusso.

La maturità Green Belt si riconosce quindi nella capacità di trasformare una buona soluzione in un nuovo modo di lavorare, con un impianto di monitoraggio e comportamento operativo coerente. Il “Control” non è “l’ultima slide”: è ciò che rende il miglioramento replicabile, stabile e scalabile.

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