ESG e Private Equity: un binomio in crescita
7 Ottobre 2025
Il concetto di sostenibilità come parte integrante della strategia aziendale inizia a radicarsi a metà degli anni ’80 quando, a seguito dell’introduzione di una serie di riforme sociali, si diffonde il concetto di Corporate Social Responsibility (CSR) come obbligo di un’organizzazione di perseguire il proprio business in armonia con gli obiettivi sociali e ambientali del territorio di riferimento, in un’ottica di sostenibilità.
Nel 1991, Michael Porter per primo asserisce che norme ambientali rigorose non influiscono negativamente sul vantaggio competitivo ma anzi lo rafforzano, costringendo le aziende ad aumentare la propria competitività e a ridurre gli sprechi. Sono gli anni della TBL (Triple Base Line), per cui a fianco della rendicontazione di tipo finanziario, le aziende valutano anche le prestazioni di carattere sociale e ambientale: si parla quindi di 3P (Profit, People, Planet).
Nella seconda decade degli anni 2000 le Nazioni Unite divulgano i 17 obiettivi sostenibili (17 SDGs), che definiscono gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 per lo sviluppo sostenibile, cioè “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”, come definito nel 1987 dall’allora Primo Ministro Norvegese all’interno del Rapporto “Our Common Future”, prodotto dalla Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo sotto la direzione delle Nazioni Unite.
È solo in tempi più recenti, invece, che si inizia anche a parlare in maniera approfondita e diffusa di tematiche ESG. Sebbene per talune imprese questa attenzione alla sostenibilità possa apparire come un ulteriore inasprimento degli obblighi burocratici cui le aziende sono sottoposte, in realtà essere in grado di dimostrare in maniera oggettiva i traguardi ottenuti in ambito di sostenibilità è per le aziende un importante vantaggio competitivo, come delineato da Michael Porter già negli anni ‘90.
In un Rapporto di McKinsey di qualche anno fa, l’ESG viene legato alla creazione di valore in cinque modi: la crescita dei ricavi, la riduzione dei costi, la riduzione degli interventi normativi e legali, l’aumento della produttività dei dipendenti e l’ottimizzazione degli investimenti e delle risorse. Un contesto favorevole nei confronti dell’ESG può inoltre attrarre dipendenti di qualità, aumentare la soddisfazione e facilitare l’accesso dell’azienda a investimenti.
ESG e Private Equity
Per questo motivo, il Private Equity, che si distingue per la sua propensione a generare valore nelle aziende in cui investe attraverso il miglioramento delle performance aziendali, pone un sempre più crescente interesse per queste tematiche. Un numero sempre maggiore di fondi di Private Equity a livello internazionale e anche italiano ha formalizzato politiche ESG e integrato i principi ESG nei propri processi di investimento.
Dal Rapporto AIFI “Private capital e sostenibilità, prassi di mercato ed evoluzioni attese” (maggio 2024), con un coinvolgimento di 59 gestori, in larga parte di origine nazionale, emerge un’ampia applicazione delle pratiche ESG, con il 98% dei fondi che si è dotato di una strategia ESG specifica e l’85% che integra i fattori di sostenibilità in tutte le fasi di investimento. Tale integrazione è spesso guidata dall’opportunità di creazione di valore e dal riconoscimento che i fattori ESG possono migliorare la performance finanziaria a lungo termine, andando anche incontro alla crescente attenzione degli investitori istituzionali verso i temi della sostenibilità.
Vantaggi strategici dell’integrazione ESG
Nel dettaglio, l’integrazione dei fattori ESG all’interno delle aziende partecipate offre di fatto numerosi vantaggi strategici e operativi per i gestori e gli investitori, tra cui:
- Mitigazione del rischio: l’analisi approfondita dei fattori ESG consente di identificare e gestire i rischi potenziali legati a problematiche ambientali, sociali o di governance. Una due diligence ESG consente di individuare rischi che potrebbero non emergere da una due diligence tradizionale (es. rischi ambientali, controversie legali, debolezze nella governance).
- Opportunità di crescita e innovazione: possibilità di accedere a nuovi mercati, attrarre clienti sensibili alla sostenibilità e migliorare la competitività. Gli investimenti in tecnologie verdi, modelli di business inclusivi e governance trasparente sono spesso associati a maggiore crescita e redditività.
- Migliore comprensione del business: l’analisi ESG fornisce una visione più completa e approfondita del modello di business dell’impresa target, della sua relazione con gli stakeholder e del suo impatto sul contesto in cui opera.
- Attrattività maggiore per gli investitori: dimostrare un impegno verso la sostenibilità può facilitare la raccolta di capitali e rafforzare le relazioni con gli investitori.
- Valutazione aziendale più elevata: le società con solidi parametri ESG spesso ottengono valutazioni più elevate durante le operazioni di exit, come IPO o cessioni strategiche, grazie a una percezione di minor rischio e maggiore potenziale di crescita sostenibile.
Alla luce di quanto detto, i fondi di Private Equity utilizzano sempre più spesso criteri ESG per lo screening iniziale delle potenziali aziende target, escludendo quelle con profili di rischio ESG troppo elevati o che non soddisfano determinati standard etici o di sostenibilità. Il Private Equity non cerca necessariamente solo aziende con elevate performance ESG al momento dell’acquisizione; spesso, un criterio chiave è il potenziale di miglioramento delle pratiche ESG dell’azienda target, creando valore attraverso la riduzione dei costi, l’aumento dell’efficienza, il miglioramento della reputazione e l’attrazione di nuovi investitori.
In sintesi
L’integrazione dei criteri ESG nel Private Equity non è più vista solo come una questione di responsabilità sociale o di gestione del rischio reputazionale, ma come un elemento fondamentale per:
- migliorare il processo decisionale di investimento
- identificare nuove opportunità di crescita
- creare valore a lungo termine per i portafogli
- attrarre capitali da investitori sempre più sensibili alle tematiche di sostenibilità
- contribuire a un’economia più sostenibile e resiliente
Questi ed altri argomenti verranno presentati in una ricerca di prossima pubblicazione eseguita da Università di Padova e CUOA Business School. L’obiettivo è analizzare in dettaglio l’impatto dei fattori ESG sugli investimenti di Private Equity, attraverso un’indagine che ha visto la partecipazione di circa 100 Operatori di Private Equity italiani ed europei.
A cura di Salvatore Bellomo – Managing Director Inside Partners, Docente di Business Strategy Università di Padova, Faculty Member CUOA