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Sviluppo professionale

Il private equity come possibile partner per lo sviluppo delle imprese

Il private equity come possibile partner per lo sviluppo delle imprese

A cura di Francesco Gatto, Responsabile Centro di Competenza Finance CUOA.

Tuttora l'argomento del Private Equity costituisce un tema di discussione divisivo: un'opportunità o un rischio per le imprese? Un volano per la crescita o un fattore di depauperamento di valore dell'azienda? Per affrontare correttamente l'argomento è opportuno partire dalle logiche con cui opera il private equity, da una consapevolezza del suo possibile contributo, dal capire come certi approcci siano evoluti e cambiati nel tempo e probabilmente superare alcuni "taboo" o “falsi miti”.

Il primo aspetto da smarcare è che sempre più i fondi di private equity operano con una vocazione industriale con un chiaro e preciso progetto industriale teso a incrementare il valore dell'azienda. È altrettanto vero che in passato alcuni fondi hanno privilegiato logiche speculative e puramente finanziarie che non avevano un fine di incremento del valore industriale dell'azienda. Questi approcci hanno indubbiamente contribuito a generare dubbi, incertezze e diffidenze. Diversamente, il private equity, se interpretato e vissuto con un'ottica industriale, con una condivisione del progetto industriale che l'azienda esprime, può effettivamente creare valore e prospettive concrete di sviluppo anche attraverso forme di partecipazione societaria sia di maggioranza che di minoranza. E se guardiamo e interpretiamo i dati del mercato italiano del private equity, emerge un trend del private equity come possibile opportunità strutturale per sostenere l’economia reale e soprattutto il tessuto delle PMI.

In base alle rilevazioni dell’Osservatorio Private Equity Monitor della LIUC, il mercato del private equity si conferma su buoni livelli nel 2024 con un dato di 423 operazioni complessive, focalizzate soprattutto sul segmento del mid market. È un dato di grande rilevanza se confrontato con i dati dell’anno record del 2022, che aveva registrato 441 deal. Più in dettaglio, nel 2024 rileviamo una crescita degli interventi di add on (operazioni di aggregazione aziendale), con la creazione di progetti industriali attraverso la combinazione e l'integrazione di più aziende. Sempre in base ai dati 2024 del Private Equity Monitor, nel corso dell’anno, le operazioni di buy out hanno rappresentato l’81% dei deals totali mentre gli add on hanno costituito il 51% del mercato.

Il ricorso a strategie di add on sarà probabilmente un’opzione che i fondi continueranno a perseguire anche nei prossimi anni e che è considerata una strategia di crescita ormai imprescindibile dalla maggior parte degli operatori, soprattutto in un contesto come quello italiano con la presenza in molti settori di tante piccole aziende e con spazi importanti per politiche di aggregazione e sviluppo. Se ci poniamo nell'ottica delle aziende, sappiamo bene come le imprese siano obbligate a crescere (soprattutto attraverso una crescita per linee esterne) e non sempre sono in grado di gestire autonomamente (per vincoli di competenze, per vincoli finanziari, ecc...) un significativo e duraturo percorso di crescita. In questo senso il private equity può rappresentare un soggetto con cui dialogare per condividere una comune visione industriale e sviluppare congiuntamente un percorso di crescita, tenendo presente che il private equity non solo apporta risorse finanziarie, ma può anche favorire un salto di qualità a livello di cultura manageriale, visibilità e immagine (soprattutto a livello internazionale) delle imprese acquisite.

Oltre al capitale, infatti, gli investitori di private equity apportano competenze ed esperienze significative, aiutando le imprese a migliorare la propria struttura organizzativa, la governance e a implementare strategie di crescita a lungo termine. Se poi l’azienda ha l’opportunità di espandersi all’estero, il private equity può fornire sia il capitale sia ogni tipo di supporto necessario per gestire questa fase di sviluppo, condividendo la rete globale di contatti che può aprire porte internazionali alle imprese. Per le aziende che vogliono espandersi in nuovi mercati o sviluppare partnership strategiche all’estero, questo network è senz'altro un valore aggiunto importante. Ma quali possono essere i rischi o i “pericoli” legati all’intervento di fondo di private equity? Un possibile freno da parte delle imprese è certamente il rischio di perdere il controllo della governance dell’azienda, nel caso in cui i fondi di private equity richiedono di acquisire una quota di maggioranza del capitale.

D’altra parte, l’investitore di private equity, se decide di investire al fianco dell’imprenditore perché ne condivide i valori, la visione, spesso è interessato, anche quando è in maggioranza, ad una coabitazione con lo stesso imprenditore; l’investitore, in altri termini, quando sussiste una comunanza di idee e di visione, ha tutto l'interesse che l’imprenditore continui a dare il proprio contributo fondamentale alla vita dell’azienda, proprio perché conosce meglio di tutti il mercato, prodotto, le persone, i clienti e i concorrenti. L’approccio auspicabile da parte dei fondi dovrebbe essere dunque di matrice industriale toccando le corde giuste che l’imprenditore gradisce, riuscendo in tal modo a creare sintonia ed empatia con l’imprenditore e a instaurare un dialogo e un confronto costruttivo. Se queste condizioni sono presenti, di conseguenza, sebbene sulla carta l’ultima parola su una decisione strategica possa essere del fondo quando detiene la maggioranza del capitale, nella pratica esisterà comunque un confronto e una dialettica forte tra l’imprenditore e il fondo. Alla luce delle argomentazioni proposte, per concludere, è opportuno precisare che l'apertura al private equity può rappresentare una reale opzione per le imprese con le sue regole, le sue opportunità e le sue modalità di funzionamento. Non è tuttavia una strada necessariamente obbligata. Ogni azienda valuterà il suo percorso ideale in base alla propria visione e al proprio disegno strategico. Certamente, il ricorso al private equity può rappresentare un'opzione da valutare per le imprese che ritengano possa essere utile o necessario avere un partner serio e importante nel proprio percorso di sviluppo.

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